TERRITORIO
LA VALLATA DI MEZZANE
Il Roccolo di Monticelli è situato ad est di Verona, all’inizio della Vallata di Mezzane, che rappresenta uno tra i più bei paesaggi collinari della provincia di Verona, trovandosi compresa tra il castello di Soave a ovest e le propaggini del parco naturale della Lessinia a nord.
In origine la vallata era completamente sommersa dal mare perciò la composizione dei suoli è prevalentemente di natura carbonatica, ovvero roccia calcarea di origine marina, principalmente “Biancone” e “Scaglia Rossa Veneta”. Non mancano però diverse stratificazioni con una notevole variabilità di colori e materiali e la presenza di colline vulcaniche come il Colle San Briccio.
Il clima è mite e temperato grazie alla presenza dell’altopiano della Lessinia e delle Dolomiti, che costituiscono una barriera naturale per i venti freddi provenienti da nord.
Per queste caratteristiche di terreno fertile e clima mite, e per l’abbondante presenza di risorse idriche con numerosi rivoli e torrenti, l’agricoltura si è sviluppata nella zona in abbondanza e floridità. Oltre alla coltivazione della vite si è sviluppata la coltivazione di olivi e quella di ciliegi e castagni.
I NOSTRI VITIGNI
Il nostro vigneto sorge sul versante sud-est del primo colle della vallata, in località Monticelli, zona geograficamente inclusa nel territorio di produzione della DOC Valpoliella e della DOC Soave.
L’esposizione sud-est e la sua apertura sulla vallata sottostante e sull’estensione dell’intera pianura padana, fa si che la zona sia sempre ben eposta a tutti i venti ed al calore del sole. Ciò aiuta molto la coltivazione della vite prevenendo lo svilupparsi di malattie ed impedendo le gelate. Qui affondano le radici tutte le nostre vigne, principalmente vigne vecchie risalenti agli anni ’60, che rappresentano per noi un prezioso patrimonio data l’elevata qualità delle uve che producono, ma anche una piccola zona con vigne più giovani piantate da noi nei primi anni di attività. Trattasi esclusivamente di varietà autoctone della zona: Garganega e Trebbiano di Soave per il bianco; Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Oseleta per il rosso. La forma di allevamento prevalente è la classica Pergoletta Veronese, coltivata su larghi terrazzamenti con inerbimento spontaneo. Sui terrazzamenti in pietra più stretti, le tipiche marogne veronesi patrimonio dell’UNESCO, abbiamo scelto la forma di allevamento a Pergola trentina e guyot.
Non solo vigne: per tenere alta la biodiversità, la parola d’ordine è diversificazione. E’ cosi che nel cuore del nostro appezzamento cresce rigoglioso ed imponente un oliveto secolare, mentre frutti antichi, erbe aromatiche e arnie che ospitano diverse famiglie di api ne fanno da cornice. Abbiamo anche alcuni animali da fattoria, che ci aiutano con la gestione dell’erba sotto le vigne e degli alzari: pecore, capre, galline…ed altri in arrivo!
La conservazione dell’inerbimento spontaneo su tutta la superfice e la scelta di ridurre al minimo gli sfalci durante la stagione, fa si che il nostro suolo venga protetto dall’erosione e dai ruscellamenti, che si preservi l’umidità del suolo e lo sviluppo di sostanza organica, e che proliferi la vita in esso e sopra di esso.
Garganerga
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Vitigno a bacca bianca di prestigio per il patrimonio enologico della provincia di Verona e Vicenza. Molto versatile ai più vari stili di vinificazione, con le bucce o senza, per la produzione di vini freschi ed immediati o di vini pensati per lunghi affinamenti, non possiede una aromaticità spiccata ma un piccolo patrimonio di profumi di cui la mandorla e i fiori bianchi come il biancospino e il sambuco. Conferisce ai vini struttura e mineralità ed un interessante equilibrio di estratti e zuccheri che la rendono molto versatile.
Trebbiano di Soave
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Il Trebbiano di Soave ha origini molto antiche, che lo collocano nell’area compresa tra le province di Verona, Brescia e Mantova, cioè la zone del Soave e del Lugana (il suo clone trebbiano di Lugana), dove il vitigno era anticamente noto col nome di Turbiana, o Trebbiano veronese. Sembra avere una identità genetica col Verdicchio anche se il Trebbiano di Soave ha comunque caratteristiche di unicità, soprattutto dal punto di vista olfattivo grazie alla sua freschezza e ai suoi profumi. Più fruttato rispetto alla Garganega, dà vita in unione ad essa ad alcune delle più interessanti espressioni enologiche della regione.
Corvina Veronese
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Una leggenda narra che nell’antichità i vitigni prodotti in questa zona d’Italia fossero esclusivamente a bacca bianca. Un giorno un corvo si ferì ad un’ala mentre era intento a banchettare con i gustosi acini, e di conseguenza l’uva si tinse del colore del suo sangue, e non lo abbandonò più. Questa è solo una leggenda ma pare che il nome del vitigno derivi effettivamente da “corvo”, per il colore scuro dei suoi acini. Si caratterizza per una buona vigoria con una produzione media e non sempre costante. Consente di ottenere vini di colore rosso rubino più o meno intenso, il bouquet è carnoso e ricorda soprattutto ciliegie e amarene, fiori e lievi note minerali e speziate, sapore acidulo un po’ tannico.
Corvinone
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Varietà generosa il cui nome riprende quello della varietà con cui è stato confuso per anni, la corvina, con l’accrescitivo "-one" per sottolineare le grandi dimensioni del suo grappolo e dei suoi acini. Di buona rusticità, in grado di fornire ottimi risultati produttivi, soprattutto se coltivato in collina su terreno magri e ben esposti. A piena maturazione è ricco in polifenoli, sostanze che oltre a definire il colore determinano struttura e corpo, tra i composti fenolici più importanti ci sono i tannini. Contribuisce infatti a definire la trama tannica dei vini che lo ospitano, accentuarne il colore e la corposità.
Rondinella
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deve presumibilmente il nome al suo colore molto scuro e con riflessi tendenti al blu, simile al piumaggio delle rondini. Vitigno molto rustico, adatto ai terreni più argillosi e meno esposti; gemme basali di media fertilità. Molto resistente alla siccità, si adatta perfettamente anche per l’appassimento, in particolare dai vigneti collinari più magri.
Molinara
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Il nome dell'uva Molinara deriva dal vernacolo ''mulinara'' (da mulino), ed è da attribuire al fatto che gli acini di quest'uva sono abbondantemente pruinosi da sembrare quasi spolverati di farina. È un’uva autoctona, ma dal 2003 non più tra quelle obbligatorie. Abbandonato dai grandi produttori perché considerato artefice di un vino troppo povero, questo vitigno rischia letteralmente di scomparire dalla Valpolicella e dai vigneti di tutt’Italia. Il vino che si ottiene si caratterizza per essere di scarso colore profumo delicato, medio corpo ma sapido e di grande beva.
Oseleta
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Vitigno a bacca nera tipico della Valpolicella che però occupa un’estensione di coltivazione di soli 15 ettari divenendo una delle rarità della regione. Il nome del vitigno, Oseleta, ricorda senza ombra di dubbio il dialetto veneto, in cui ‘osei’ sono gli uccelli. Il nome, un diminutivo al femminile di uccelli, di fatto sembra derivare dal gradimento delle specie aviarie per queste uve. Di difficile coltivazione e dalle bassissime produzioni, è però molto apprezzata per la sua unicità: sentori di frutti di bosco, di ciliegia e mirtillo, e di erbe aromatiche si mischiano per dare origine ad un rosso consistente, tutto sommato, più unico che raro.
I SUOLI
I suoli dell’intera superfice aziendale sono principalmente affioramenti rocciosi cretacei di origine marina, in particolar modo parliamo di calcare marnoso bianco "biancone". Solo in alcuni alcuni punti, sulla costa est dove abbiamo piantato l’uva rossa, troviamo dell’argilla rossa, ricca in sostanza organica e colloidale.
Terreni originariamente poveri, duri ma molto friabili, che possiedono un’ottima capacità di drenare l’acqua in eccesso. Caratteristica di questi terreni è che contribuiscono a donare freschezza e mineralità ai vini.